La figura di Ronald Mace all’interno dell’Universal Design.

I mutamenti sociali degli ultimi anni hanno progressivamente fatto evolvere l’interesse delle persone verso le teorie dell’Universal Design come alternativa alla filosofia del Barrer-Free Design. La presa di coscienza di questi cambiamenti ha fatto si che dalla seconda metà degli anni Ottanta i produttori abbiano cominciato a interessarsi al potenziale ed esteso mercato di prodotti progettati secondo questa logica non discriminatoria. Pur non sapendolo, molte persone che non hanno (o non ritengono di avere) una qualche forma di disabilità, beneficiano oggi quotidianamente delle caratteristiche di prodotti sviluppati da quelli nati per persone con disabilità.
L’Universal Design definisce l’utente in un modo esteso e non si concentra solo sulle persone con disabilità, suggerisce di rendere tutti gli elementi e gli spazi accessibili e utilizzabili dalle persone nella maggior misura possibile, non implica che tutto sia completamente utilizzabile da parte di tutti: il termine si riferisce più all’atteggiamento metodologico che a un rigido assunto dogmatico. 
L’Universal Design si propone di offrire soluzioni che possano adattarsi a persone disabili così come al resto della popolazione, a costi contenuti rispetto alle tecnologie per l’assistenza o ai servizi di tipo specializzato.
Il termine "Univ
ersal Design" fu coniato nel 1985 dall’architetto Ronald Mace colpito da poliomielite nel 1950, all’età di 9 anni. Ronald Mace (1941-1998), architetto e progettista americano fu il primo a coniare il termine Universal Design per descrivere il concetto della progettazione dei prodotti e dell’ambiente costruito per essere etico e usabile alla totalità delle persone, considerando fattori come l’età, l’abilità manuale, lo status sociale. Con il suo pensiero, Mace, diede una forte azione riformatrice nel campo delle trasformazioni etiche all’interno della società contemporanea americana per le persone che manifestavano un’incapacità fisica evidente. 
Mace si laureò presso la North Carolina State University nel 1966; dopo quattro anni di attività professionale fu coinvolto nel progetto di stesura di un codice etico per l’architettura edile americana. In seguito nel 1973 questo codice si tramutò in norma nello stato della North Carolina e servì da modello per gli altri stati americani. 
Gli sforzi di Mace trovarono gratificazione negli atti per l’edilizia accessibile nel 1988 (The Planner's Guide to Barrier Free Meetings) e nel 1990 (The Accessible Housing Design File) e negli atti del 1994/95 (The Americans with Disabilities Act Accessibility Guidelines Tech Sheet Series). 
Nel 1989 fonda il Centro per l’Edilizia Accessibile, oggi noto come Centro per l’Universal Design, operante presso la sede del College of Design della North Carolina State University, di cui è stato dir
ettore. 
Gli scritti depositati presso il centro testimoniano la vasta ricerca operata da Mace e dal suo staff di collaboratori sui temi dell’Universal Design, della progettazione accessibile e della progettazione inclusiva. 
Ronald Mace morì improvvisamente nel 1998.   

Ronald Mace definì l’Universal Design come: “La progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali".   

La definizione qui riportata esprime un concetto che ristabilisce in modo critico un obiettivo fondamentale di buona prassi teorico-progettuale: cerca di rispondere alla necessità del maggior numero di utenti possibile. 
La definizione esprime quindi la tensione a un obiettivo di valore, non un insieme di requisiti dimensionali. Sfida i progettisti a pensare, oltre la conformità ai codici e alle caratteristiche speciali di utenti specifici, per trovare soluzioni che includano i bisogni di diversi destinatari. Una serie di norme 
di progettazione quindi, ma anche un’attenzione all’inclusione sociale degli utenti finali dei prodotti. 
Le persone con disabilità sono in progressivo aumento, aumenta il loro potere di acquisto e denunciano la parziale inadeguatezza delle semplici tecnologie per l’assistenza. 
Mace scrisse anche che l’Universal Design: "Non è una nuova scienza, uno stile, e non è unico. Esso richiede solo una conoscenza dei bisogni e del mercato e un approccio di buon senso perché tutti noi progettiamo e produciamo beni utilizzabili dal maggior numero possibile di persone". Mace, morto improvvisamente nel 1998, riconobbe poi che il termine "universale" non era ideale, poiché avrebbe potuto creare l’attesa di soluzioni di fatto impossibili da realizzare.












Figura 1: Ronald A. Mace (1941-1998).   


In effetti, l'Universal Design definisce l'utente in modo esteso e non si concentra solo sulle persone con disabilità. Suggerisce di rendere tutti gli elementi e gli spazi accessibili e utilizzabili dalle persone nella maggiore misura possibile. Non implica che tutto sia completamente utilizzabile da parte di tutti: il termine si riferisce più all'atteggiamento metodologico che a un rigido assunto dogmatico; si propone di offrire soluzion
i che possono adattarsi a persone con disabilità così come al resto della popolazione, a costi contenuti rispetto alle tecnologie per l'assistenza o ai servizi di tipo specializzato. 
Quest'approccio metodologico trova nel 1997 una sua struttura definitiva con la definizione di 7 principi di progettazione sviluppati dal Centro per l’Universal Design[1]operante presso la North Carolina State University[2], formato da architetti, designer, assistenti tecnici e ricercatori nell'ambito della progettazione ambientale, i ricercatori che contribuirono attivamente alla stesura del documento furono: Bettye Rose Connell, Mike Jones, Ron Mace, Jim Mueller, Abir Mullick, Elaine Ostroff, Jon Sanford, Ed Steinfeld, Molly Story, e Gregg Vanderheiden
Al progetto, finanziato dal U.S. Department of Education’s National Institute on Disability and Rehabilitation Research, collaborarono anche altri ricercatori di molte diverse discipline.


[1] Centre for Universal Design: http://www.ncsu.edu/www/ncsu/design/sod5/cud/

[2] North Carolina State University: http://www.ncsu.edu/