Introduzione all'Universal Design

L’Universal Design parte dal principio di includere tutte le esigenze del genere umano, partendo da tutte le diversità, per costruire società in cui tutti possano avere beni e servizi, fruire di diritti e assumersi responsabilità, esprimere. Per U
niversal Design s’intende la: “Progettazione di prodotti e ambienti utilizzabili da tutti, nella maggior estensione possibile, senza necessità di adattamenti o ausili speciali" [1].
I fatti storici e sociali che hanno portato alla nascita nel secolo scorso della disciplina devono essere ricondotti principalmente alle vicende storiche e sociali che accaddero immediatamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale. La crescita demografica, l’aumento dell’età media delle persone, la diminuzione del tasso di mortalità, il benessere economico e le stabilità sociali hanno cambiato radicalmente le condizioni di vita della popolazione. 
La stabilità di questo sistema, però, è messa in cris
i a seguito dei due conflitti mondiali, in modo particolare dopo il secondo, dove un numero esorbitante di persone che era sopravvissuto ai bombardamenti bellici era rimasto ferito e segnato in modo permanente. 
Agli inizi del novecento, la popolazione anziana e quella affetta da una qualche forma disabilità era in ristretta minoranza; la speranza di vita media delle persone era sola di quarantasette anni e chiunque soffrisse di delle malattie patologicamente gravi, come ad esempio le lesioni spinali, aveva meno del 10% di probabilità di sopravvivenza. 
Oggi appare normale vivere oltre i sessanta anni. La speranza di vita si è pari a circa settantasei anni ed è possibile curare un numero di malattie e di traumi considerevolmente alto rispetto agli inizi del secolo scorso. Quasi l’80% delle persone oggi ha la possibilità di vivere fino a sessantacinque anni, si stima che intorno al 2010 n
egli Stati Uniti vi saranno più di 40.000.000 di persone che raggiungeranno gli ottantacinque anni e più di 60.000 probabilmente saranno ultracentenari. 
I trend di stima effettuati da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in particolare l’United Nations Population Information Network (POPIN), forniscono un chiaro quadro sulla situazione futura della popolazione mondiale, sui possibili tassi di crescita e conseguentemente a ciò, i possibili aumenti delle persone affette da una qualunque forma di disabilità. 

Figura.1: Population Division of the Department of Economic and Social Affairs of the United Nations Secretariat, World Population Prospects: The 2006 Revision and World Urbanization Prospects: The 2005 Revision, http://esa.un.org/unpp. 


L’attenzione alle problematiche connesse con la disabilità può essere fatta risalire al periodo immediatamente successivo agli anni ’40 del secolo scorso, principalmente in Europa, Giappone e negli Stati Uniti, con il rientro dei veterani della Seconda Guerra Mondiale, in molti casi reduci con mutilazioni di vario genere. Come nota di cronaca, basti pensare che in tutto lo svolgimento del secondo conflitto, il numero delle vittime sia stato stimato intorno ai 54.788.000, mentre i superstiti e i feriti furono 56.000.000 circa [2]
In seguito, negli anni ’50 si sviluppa una nuova sensibilità volta all’eliminazione delle barriere architettoniche, corollario dell’aspirazione al superamento della ghettizzazione delle persone con disabilità nelle istituzioni specialistiche che le avevano sino a quel momento "ospitate". 
Il movimento per il superamento delle barriere architettoniche (Barrier-Free Design) riguarda, però ancora principalmente le persone con difficoltà motorie. Non si prendono ancora in considerazione altri tipi di svantaggi come le menomazioni, le malformazioni, gli svantaggi mentali e psichici, i disagi. 
Negli Stati Uniti, la Veterans Administration ed altri enti ottennero nel 1961 l’emissione da parte della American Standard Association della prima norma sulla "accessibilità" dal titolo "A 117.1 - Making Buildings Accessible to and Usable by the Physically Handicapped". La norma non era vincolante, anche se alcuni stati o enti locali decisero egualmente di adottarla. 
Negli anni ’70, sull’onda dei movimenti per i diritti civili originariamente nati in favore delle minoranze razziali, la cultura del superamento delle barriere con soluzioni individuali iniziò a evolversi nel senso della ricerca della non-discriminazione e delle pari opportunità. In questa fase la progettazione e la realizzazione di ambienti e prodotti non discriminatori divenne strumento per la conquista dei diritti civili per tutti. 
Sempre negli Stati Uniti il concetto di "progettazione accessibile" è introdotto per la prima volta nel Rehabilitation Act del 1973, che dava responsabilità in tal senso le organizzazioni che ricevevano finanziamenti federali nel campo dell’assistenza. Un ulteriore importante passo avanti era poi realizzato con il Americans with Disabilities Act (ADA) del 1990, che estendeva il campo di applicazione dei criteri minimi di accessibilità a tutti gli edifici di uso pubblico. 
I campi d’innovazione che hanno contribuito in modo radicale al miglioramento delle condizioni di benessere e di vita delle persone, al mantenimento delle condizioni di umanità e dignità dei disagiati vanno rintracciati principalmente in quattro avvenimenti: 
(1)L’aumento dell’attenzione da parte dei legislatori mediante atti studiati verso la questione dei diritti umani. 
(2)Il mutamento della disciplina del Barrer-Free Design verso una nuova concezione più estesa, ossia l’Universal Design. 
(3)Il progresso della tecnologia sui sistemi riabilitativi, dell’assistenza sanitaria e dell’ingegneria biomedica.   

Dall’analisi dei dati fin qui esposti, si evince quindi un quadro chiaro sugli aspetti che hanno portato alla nascita dell’Universal Design; di come agli albori è parsa come una disciplina nata per necessità di ordine superiore, con scopi prettamente di carattere medico che poi nel corso degli anni si è evoluto ed ampliata a tutti i settori della progettazione e della produzione di servizi. 
L’Universal Design è quindi una disciplina che coniuga e prende forza da diversi settori, divenendo uno strumento di mediazione e di ricerca tra le esigenze dell’utenza e le prestazioni dei manufatti d’uso, mediante linee-guida (guidelines) specifiche, codificate, universalmente accettate e di facile impiego nella fase progettuale. 

[1] Autori (in ordine alfabetico): Bettye Rose Connell, Mike Jones, Ron Mace, Jim Mueller, Abir Mullick, Elaine Ostroff, Jon Sanford, Ed Steinfeld, Molly Story, & Gregg Vanderheiden. 1997. NCSU (North Carolina State University) Centre for Universal design. Raleigh, NC. U.S.A.

[2] Istituto comasco per la Storia del Movimento di Liberazione. 1994. Il monito della storia. Graficop. Como.